martedì 5 giugno 2007

Opportunità unica e irrinunciabile per una nuova Tuscia

A cura del Comandante Sandro Antonelli


Il mio amore per i Cimini nasce sicuramente dal fatto che ho qui le mie radici. Questa zona ha un fascino particolare a cui nessun viaggiatore si può sottrarre; poi divenni pilota e nacque un legame in più con questo territorio.

Nel lontano 1968 ebbi l’incarico da parte della Compagnia di bandiera di trasportare da Fiumicino ad Alghero la squadra della viterbese ed i suoi tifosi al seguito per un incontro di campionato.
Decidemmo l’ing. Rocchi, patron della squadra, ed io che lui avrebbe fatto grande il calcio viterbese e che io mi sarei dovuto occupare di organizzare un aeroporto nella città dei Papi: ci separammo fiduciosi.

Era solo un pour parler salottiero, tra gentiluomini, ma era anche un sogno la cui realizzazione era fortemente voluta.

Da allora,e per tutti gli anni a seguire, questa idea di un aeroporto viterbese si è radicata in me non solo per motivi sentimentali, ma anche professionali. Ogni volta che iniziavo la discesa verso Fiumicino provenendo da Nord, la zona di Viterbo era lì sulla sinistra, libera da ostacoli per almeno 270°, un altipiano fatto apposta per decollare verso il mare più in basso, come il ponte di una grande portarei.

Anche con previsioni generali di nebbia, la visibilità in questa zona risulta ottima, perché l’aeroporto è posto a circa 300 mt. di altitudine, ventilato, e la nebbia si sa è un fenomeno di valle che spesso grava pesantemente sugli aeroporti del Tirreno a Nord e a Sud di Roma, particolarmente su Ciampino e Fiumicino, la cui atterrabilità, nelle situazioni di nebbia intensa, diventa possibile non prima all’incirca delle 11.00. Il discorso vale naturalmente anche per Latina e ancor più per Frosinone.

Tali condizioni di nebbia intensa si verificano quando l’Italia è sotto l’azione del ciclone delle Azzorre, che fa splendere il sole su tutto il Paese, segnatamente nei mesi estivi allorché il traffico passeggeri è più intenso, causando perciò enormi disservizi.

Quando fu aperto Fiumicino, l’aeroporto era collegato alla capitale dalla sola Via del Mare, assolutamente insufficiente, perché a due sole corsie di marcia, ma ciò non ha impedito che giungessero ogni anno milioni di passeggeri.

Le strutture inizialmente minime si sono man mano adeguate fino alle dimensioni attuali.

L’importante era che l’aeroporto fosse in grado di accogliere nella massima sicurezza gli aerei, il contorno si sarebbe poi sviluppato una volta accertata la portata delle esigenze.

Un aeroporto sarebbe per Viterbo la rivoluzione più auspicabile perché farebbe “decollare”, è il caso di dirlo, tutto il territorio.

Si avrebbe finalmente l’HUB attorno al quale far ruotare moltissime altre attività, sia consequenziali che spontanee. Un’idea, tanto per dirne una? Una linea tra Viterbo e Olbia volando a non più di 8000 ft, quindi senza interessare il traffico di Fiumicino, usando aerei estremamente versatili, presi in leasing, atti ad essere trasformati in pochi minuti da PAX in tutto merci.

L’asse trasversale Sardegna, Civitavecchia, Viterbo, Orte e oltre verso Est diventerebbe finalmente reale, innescando uno sviluppo economico di cui è difficile immaginare i limiti essendo così tanti gli aspetti di crescita.

Siamo finalmente giunti alla vigilia di quello che per me è stato da sempre, come ho già detto, un sogno sia affettivo che professionale.

Chiedo ai signori politici, agli imprenditori, agli economisti, ai tecnici, ai quali ci uniamo noi piloti che dovremo poi presentare il prodotto finito, un impegno di grande sinergia, per concludere positivamente questo progetto.

Ben venga il nostro aeroporto, opportunità unica e irrinunciabile per una nuova Tuscia!


Sandro Antonelli
Comandante Pilota Aviazione Civile

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