
Caro direttore,
non abbia a sobbalzare sulla seggiola, non ho affatto cambiato opinione sull’aeroporto. Sono e sarò sempre in prima linea nel difendere l’unica chance di rinascita della Tuscia. L’unica vera opportunità di crescita e sviluppo del nostro territorio, l’unica che potrà garantire, e per lungo tempo, effettivi benefici economici, e non solo quelli, alla Tuscia e ai suoi abitanti.
Ed allora, perché citare l’apocalisse di San Giovanni ? Perché, purtroppo, ogni qual volta sembra esserci una concreta accelerazione sulla schedula del progetto aeroporto, supportata anche da documenti istituzionali (Cfr. Allegato al DPEF 2008) tali per cui anche il proverbiale scetticismo dei viterbesi, di quelli più ottusi almeno, sembra dare segni di cedimento, ecco rispuntare i “guastatori”. E via con gli scenari apocalittici da fine del mondo, paventati da ex-cronisti moscoviti; via con dissertazioni, prive di alcun fondamento scientifico, sulla salubrità dell’aria, di pariniana memoria, propinate da associazioni di medici. Tutti sono rigorosamente schierati contro il “mostro” da abbattere: l’aeroporto.
A questa misera, meschina e sparuta pattuglia di bastian contrari che, con una imbarazzante arroganza e supponenza, dipinge l’aeroporto come l’apocalisse di San Giovanni si aggiungono pure gli autoreferenziati “profondi conoscitori” delle realtà aeronautiche ed aeroportuali. A costoro non par vero di poter cavalcare il più piccolo intoppo burocratico che si presenti ad intralciare le realizzazione dell’opera.
E’ bastato infatti, che si parlasse di stralciare il territorio viterbese – solo quello interessato dall’aeroporto – dagli stringenti vincoli dei piani paesistici predisposti dalla Regione, che subito la ridda di oppositori, ove per altro i viterbesi doc latitano, con piglio demenziale, ha rinvigorito l’ostracismo contro l’aeroporto.
D’altra parte è pur vero che, Viterbo, almeno da questo punto di vista, è Italia e a pieno titolo. Come nel resto del bel Paese, infatti, ogni volta che ci si propone per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, arrivano, puntuali, gli ultras dell’ambiente, dell’ecocompatibilità, dell’ecosostenibilità, dell’ecodemenzialità, dell’ecocentrosocialità, dell’econoglobal, dell’ecoimmobilità, dell’ecotuttologia a terrorizzare i cittadini e a etichettare l’opera da realizzare come peggiore delle piaghe d’Egitto.
Se negli ultimi decenni l’Italia ha segnato il passo, in termini di crescita e sviluppo, uno dei motivi è proprio da ricercare nella carenza, per non dire assenza, di investimenti in grandi opere infrastrutturali. Guarda caso, negli anni ’60, il così detto miracolo economico italiano si concretizzò proprio grazie all’impegno di una intera classe politica che, con keynesiana lungimiranza, avviò la stagione della realizzazione di grandi opere infrastrutturali, tra cui vale la pena di ricordare le autostrade e gli aeroporti.
A Viterbo, per il momento, di “San” Giovanni, ovviamente non quello dell’apocalisse, c’è uno solo: l’assessore all’aeroporto Giovanni Bartoletti.
Mi rivolgo allora a tutti i miei concittadini e a tutta la gente di Tuscia, pragmatica e di buon senso, soprattutto ai più giovani, non facciamo mancare il sostegno e il necessario appoggio all’intera classe politica locale, provinciale e comunale.
Facciamo sentire ai nostri politici, da noi delegati a rappresentarci, a rappresentare le nostre sacrosante ambizioni le nostre sacrosante aspirazioni, che la città e tutta la Tuscia vogliono cambiare passo e non vogliono più essere relegate al palo “dell’incantato, apparente ecoisolamento”.Guido Scapigliati
non abbia a sobbalzare sulla seggiola, non ho affatto cambiato opinione sull’aeroporto. Sono e sarò sempre in prima linea nel difendere l’unica chance di rinascita della Tuscia. L’unica vera opportunità di crescita e sviluppo del nostro territorio, l’unica che potrà garantire, e per lungo tempo, effettivi benefici economici, e non solo quelli, alla Tuscia e ai suoi abitanti.
Ed allora, perché citare l’apocalisse di San Giovanni ? Perché, purtroppo, ogni qual volta sembra esserci una concreta accelerazione sulla schedula del progetto aeroporto, supportata anche da documenti istituzionali (Cfr. Allegato al DPEF 2008) tali per cui anche il proverbiale scetticismo dei viterbesi, di quelli più ottusi almeno, sembra dare segni di cedimento, ecco rispuntare i “guastatori”. E via con gli scenari apocalittici da fine del mondo, paventati da ex-cronisti moscoviti; via con dissertazioni, prive di alcun fondamento scientifico, sulla salubrità dell’aria, di pariniana memoria, propinate da associazioni di medici. Tutti sono rigorosamente schierati contro il “mostro” da abbattere: l’aeroporto.
A questa misera, meschina e sparuta pattuglia di bastian contrari che, con una imbarazzante arroganza e supponenza, dipinge l’aeroporto come l’apocalisse di San Giovanni si aggiungono pure gli autoreferenziati “profondi conoscitori” delle realtà aeronautiche ed aeroportuali. A costoro non par vero di poter cavalcare il più piccolo intoppo burocratico che si presenti ad intralciare le realizzazione dell’opera.
E’ bastato infatti, che si parlasse di stralciare il territorio viterbese – solo quello interessato dall’aeroporto – dagli stringenti vincoli dei piani paesistici predisposti dalla Regione, che subito la ridda di oppositori, ove per altro i viterbesi doc latitano, con piglio demenziale, ha rinvigorito l’ostracismo contro l’aeroporto.
D’altra parte è pur vero che, Viterbo, almeno da questo punto di vista, è Italia e a pieno titolo. Come nel resto del bel Paese, infatti, ogni volta che ci si propone per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, arrivano, puntuali, gli ultras dell’ambiente, dell’ecocompatibilità, dell’ecosostenibilità, dell’ecodemenzialità, dell’ecocentrosocialità, dell’econoglobal, dell’ecoimmobilità, dell’ecotuttologia a terrorizzare i cittadini e a etichettare l’opera da realizzare come peggiore delle piaghe d’Egitto.
Se negli ultimi decenni l’Italia ha segnato il passo, in termini di crescita e sviluppo, uno dei motivi è proprio da ricercare nella carenza, per non dire assenza, di investimenti in grandi opere infrastrutturali. Guarda caso, negli anni ’60, il così detto miracolo economico italiano si concretizzò proprio grazie all’impegno di una intera classe politica che, con keynesiana lungimiranza, avviò la stagione della realizzazione di grandi opere infrastrutturali, tra cui vale la pena di ricordare le autostrade e gli aeroporti.
A Viterbo, per il momento, di “San” Giovanni, ovviamente non quello dell’apocalisse, c’è uno solo: l’assessore all’aeroporto Giovanni Bartoletti.
Mi rivolgo allora a tutti i miei concittadini e a tutta la gente di Tuscia, pragmatica e di buon senso, soprattutto ai più giovani, non facciamo mancare il sostegno e il necessario appoggio all’intera classe politica locale, provinciale e comunale.
Facciamo sentire ai nostri politici, da noi delegati a rappresentarci, a rappresentare le nostre sacrosante ambizioni le nostre sacrosante aspirazioni, che la città e tutta la Tuscia vogliono cambiare passo e non vogliono più essere relegate al palo “dell’incantato, apparente ecoisolamento”.Guido Scapigliati
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