
In volo tra il sud America e l’Italia qualche decennio fa.
Siamo prossimi all’arrivo quando lo Steward mi avverte che una coppia, non più giovanissima, che rientra in Italia da dove manca da oltre trent’anni, desidererebbe dare un saluto dall’alto alla terra natìa.
Erano gli anni della guerra fredda, quando ognuno se ne stava tranquillamente a casa sua, e pensava ai casi propri. Era normale che i passeggeri venissero ammessi alla cabina di pilotaggio permettendo così al Comandante di fare anche un ottimo lavoro di pubbliche relazioni.
I due passeggeri mi raccontarono che erano emigrati in sud America trentacinque anni prima, non avevano parenti, avevano venduto la grande Azienda, che avevano creato in tanti anni di duro lavoro e, carichi di soldi, tornavano in Italia per riposarsi e godersi i frutti di una vita di grandi impegni e sacrifici.
Non appena fummo su Tarquinia fu visibile sulla sinistra la zona dei Cimini, il verde lussureggiante, le cime ben disegnate, lo specchio incantevole del Lago di Vico: “Ecco un posto meraviglioso dove sarebbe bello trovare una tranquilla residenza”, esclamò il passeggero.
“Verremo da queste parti e cercheremo una casa”. Poi aggiunse: ”Lei sa Comandante Antonelli se c’è anche un buon Aeroporto?”
“Non si preoccupi”, risposi prontamente, non volendo deluderlo, “lo stiamo costruendo a Viterbo”.
Non era solo una innocente bugìa o un infantile attacco di spiritosaggine, era anche un vivo desiderio condito da un ancor più grande ottimismo che fra pochi giorni verrà premiato: Viterbo avrà il suo Aeroporto, ne sono sicuro, perché non esiste un solo motivo per non costruirlo proprio qui da noi.
I nostri validi politici hanno messo da parte le beghe ideologiche e stanno facendo un grande lavoro.
Di ciò tutti noi li ingraziamo vivamente.
Nella peggiore delle ipotesi, nulla vieta che il nostro Aeroporto, da tutti fortemente voluto, venga costruito dai cittadini che hanno a cuore il proprio territorio.
C.te Sandro Antonelli
Siamo prossimi all’arrivo quando lo Steward mi avverte che una coppia, non più giovanissima, che rientra in Italia da dove manca da oltre trent’anni, desidererebbe dare un saluto dall’alto alla terra natìa.
Erano gli anni della guerra fredda, quando ognuno se ne stava tranquillamente a casa sua, e pensava ai casi propri. Era normale che i passeggeri venissero ammessi alla cabina di pilotaggio permettendo così al Comandante di fare anche un ottimo lavoro di pubbliche relazioni.
I due passeggeri mi raccontarono che erano emigrati in sud America trentacinque anni prima, non avevano parenti, avevano venduto la grande Azienda, che avevano creato in tanti anni di duro lavoro e, carichi di soldi, tornavano in Italia per riposarsi e godersi i frutti di una vita di grandi impegni e sacrifici.
Non appena fummo su Tarquinia fu visibile sulla sinistra la zona dei Cimini, il verde lussureggiante, le cime ben disegnate, lo specchio incantevole del Lago di Vico: “Ecco un posto meraviglioso dove sarebbe bello trovare una tranquilla residenza”, esclamò il passeggero.
“Verremo da queste parti e cercheremo una casa”. Poi aggiunse: ”Lei sa Comandante Antonelli se c’è anche un buon Aeroporto?”
“Non si preoccupi”, risposi prontamente, non volendo deluderlo, “lo stiamo costruendo a Viterbo”.
Non era solo una innocente bugìa o un infantile attacco di spiritosaggine, era anche un vivo desiderio condito da un ancor più grande ottimismo che fra pochi giorni verrà premiato: Viterbo avrà il suo Aeroporto, ne sono sicuro, perché non esiste un solo motivo per non costruirlo proprio qui da noi.
I nostri validi politici hanno messo da parte le beghe ideologiche e stanno facendo un grande lavoro.
Di ciò tutti noi li ingraziamo vivamente.
Nella peggiore delle ipotesi, nulla vieta che il nostro Aeroporto, da tutti fortemente voluto, venga costruito dai cittadini che hanno a cuore il proprio territorio.
C.te Sandro Antonelli
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